Al dojo Scuola della Respirazione si pratica il Katsugen undo, che è stato tradotto da Itsuo Tsuda Sensei con Movimento rigeneratore.1 È una pratica molto semplice ma difficile da spiegare a parole, di solito si dice “è una ginnastica, un allenamento del sistema motorio extrapiramidale (sistema involontario)”. Ma questa formula in realtà non spiega molto per la maggior parte delle persone che la sentono per la prima volta. Allora cosa si fa durante una seduta di Katsugen undo? Praticamente niente! In questo senso si può dire che è una pratica del Non-Fare. Perché il sistema volontario sospende per qualche minuto il controllo che di solito esercita sul corpo, passando momentaneamente la mano al sistema involontario che fa scattare un movimento di cui il corpo stesso ha bisogno per riequilibrarsi. Ogni individuo ha il proprio equilibrio che cambia ad ogni istante. Anche perché viene di continuo messo in disequilibrio dagli stimoli dell’ambiente che lo circonda. Da questo nasce il bisogno di trovare un nuovo equilibrio, senza soluzione di continuità. Quando camminiamo, per esempio, siamo sempre per frazioni di secondo in disequilibrio. Per ritrovare l’equilibrio, senza che ce ne accorgiamo, senza alcun nostro atto conscio, un piede si sposta in avanti grazie al sistema involontario che reagisce, dato che solo lui ha tale capacità. Tutti gli esseri umani hanno fin dal proprio concepimento la capacità di riequilibrarsi, è una capacità innata che, se la si vuole mantenere o ritrovare, deve essere preservata o riattivata.
“Facciamo un esempio in modo da rendere la cosa concreta: molte persone hanno tendenza ad appoggiarsi più su un gamba che sull’altra. […] sarà sempre la stessa gamba che serve da punto d’appoggio ed è per questo motivo che supporta permanentemente la maggior parte del peso, quindi si affatica e tende a usurarsi maggiormente e a diventare rigida. L’insieme dell’organismo soffre di questa dissimmetria e, in particolare, ovviamente in primo luogo la colonna vertebrale. Per mezzo di un rigonfiamento dovuto a un apporto di liquido o grazie a un dolore, e spesso anche tramite entrambe le reazioni, l’organismo cerca di alleviare il ginocchio che porta il tributo più pesante, impedendoci di utilizzarlo fino alla guarigione, cioè fino a che non si ristabilisce l’equilibrio del corpo nel suo insieme. Se si impedisce questo sviluppo forzando lo sgonfiamento e sopprimendo il dolore, il corpo diventato insensibile continuerà ad appoggiarsi sullo stesso lato e la situazione peggiorerà. Il corpo cercherà di ritrovare l’equilibrio in tutti i modi, all’inizio rinnovando i problemi alle ginocchia appena ritrova la sensibilità in questo punto, poi poco a poco sono le anche che iniziano a compensare la mancanza di flessibilità e alla fine la schiena, cioè la colonna vertebrale, con tutte le conseguenze che si possono immaginare.”2
Il Katsugen undo permette al corpo di riequilibrarsi in modo naturale, con il ritmo proprio ad ogni individuo, se si risvegliano a poco a poco con la pratica le capacità proprie del sistema involontario, “attraverso un riapprendimento corporale, un riequilibrio lento ma profondo. Se invece non si accetta il lavoro del proprio corpo, bisognerà allora accettare la desensibilizzazione progressiva, l’irrigidimento progressivo e le sue conseguenze: una certa forma di Robotizzazione o l’indebolimento e l’incapacità di reagire.”3
Il Katsugen Undo come base del Seitai
Il Katsugen undo, pratica messa a punto da Haruchika Noguchi Sensei, può essere considerato come la base del Seitai, la filosofia dello stesso H. Noguchi. Si tratta di una filosofia molto diversa da quella occidentale, di norma basata su antinomie e dualismi. È una filosofia pratica con una visione globale sull’individuo, sulla vita, sulla salute, sulla gravidanza, sull’educazione, ecc. Per H. Noguchi l’individuo è un’unità indivisibile, non un insieme di elementi di cui si occupano separatamente degli specialisti, esperti del fegato, del midollo spinale, del subconscio, e così via. “L’educazione ci ha formati a concepire il tutto come un assemblaggio delle parti. Così l’uomo ha una testa, due mani e due piedi. Quando pensiamo alla mano, è tramite l’idea generale di mano che ci riusciamo, come se questa mano di questa persona fosse solo un esemplare della mano in generale.”4 La filosofia di H. Noguchi non è contro la scienza, ma è diversa dalla scienza dominante che è scienza del generale perché propende per una “scienza del particolare”,5 una conoscenza di ogni singolo individuo, di ogni singola espressione della vita.
A volte la complessità della visione seitai subisce una forma di riduzionismo: viene descritta soltanto come un metodo di salute. Se fosse così, si tratterebbe di un’ennesima terapia alternativa, più o meno dolce, più o meno in opposizione alla medicina convenzionale, più o meno simile ai tanti metodi, nuovi o antichi e riscoperti, che sono disponibili nella nostra società. Se si vuole, si può dire che il Seitai ha una concezione della salute diversa da quella più diffusa che vede la salute come assenza della malattia. Il Seitai, e la pratica del Katsugen undo, permettono alle persone di scoprire una diversa qualità della salute in cui la malattia è semplicemente una parte del lavoro che il corpo compie di continuo per ritrovare il proprio equilibrio.
Se il Seitai non può essere ridotto a un metodo di salute, non si può neanche ridurre, per esempio, a un metodo per il parto naturale o a un metodo educativo. I testi di H. Noguchi e I. Tsuda (colui che per primo ha scritto del Seitai in lingua occidentale) non sono manuali da applicare nel corso della gravidanza o dell’allattamento e non contengono regole per crescere i propri figli. Per esempio H. Noguchi dice che educare a fare quello che ha valore secondo il genitore, che gli fa piacere, e reprimere quello che non gradisce, viene considerato educare un bambino. Ma con quest’idea di educazione, gli si nuoce. La forma di educazione di cui parla H. Noguchi è quella che fa sviluppare al meglio l’autonomia del kokoro6 umano. È così possibile, per i genitori e per chi si occupa di bambini, un atteggiamento di ascolto e di attenzione verso i loro bisogni e un’educazione che non riempia il loro cervello dei valori degli adulti e di idee preconcette. In modo da permettere che i ragazzi si facciano, tramite una capacità di riflessione autonoma, un proprio giudizio personale sulla realtà che li circonda. Senza aderire a un’ideologia o a una contro-ideologia, senza schierarsi come dei tifosi di calcio pro o contro questa o quella forma di progresso tecnico-scientifico, sia l’alta velocità o la procreazione assistita.
Tutti possono praticare il Katsugen undo indipendentemente dalle proprie opinioni in ambito politico, religioso, scientifico, ecc., proprio perché al dojo Scuola della Respirazione si è liberi. Anche quando alcune libertà “esteriori”, come la libertà di movimento, vengono limitate, questa pratica dà alle persone la possibilità di ritrovare la propria libertà interiore, non condizionata da circostanze esterne. E, allo stesso modo, la possibilità di pensare in modo autonomo, proprio perché nell’insegnamento di H. Noguchi e I. Tsuda, così come viene trasmesso oggi da Régis Soavi Sensei, vi è l’indicazione di un cammino che conduce verso l’autonomia dell’individuo. Questo cammino implica anche una sempre maggiore responsabilità rispetto ai propri atti e le proprie decisioni. Che riguardino la propria vita professionale, l’educazione dei propri figli o la propria salute, senza delegare a autorità superiori, siano esse dio, capoufficio, governo, padre, marito, medico.
1 Itsuo Tsuda, scrittore, filosofo e maestro di Aikido venne negli anni ‘70 in Europa, stabilendosi a Parigi, per far conoscere il Katsugen undo.
2 Régis Soavi, “Vivre Seitai” in Yashima, marzo 2020.
3 Ibidem.
4 Itsuo Tsuda, Un, Le Courrier du Livre, 2014, p. 84.
5 Dal titolo del terzo libro di Itsuo Tsuda La scienza del particolare, Yume Editions, 2019.
6 Con kokoro, si intende l’insieme di facoltà di raziocinio, sensibilità e volontà dell’essere umano, non come opposte al suo aspetto corporeo, ma come ciò che lo anima.